Altre Fiabe

Fiabe contemporanee, favole di vario genere. Commentale e mandami i tuoi disegni e illustrazioni li inserirò nel sito: sognaconme@tiscali.it

November 03, 2012

IL CAVALIERE IMPAVIDO E IL DRAGO MERAVIGLIATO

fiaba per bambini coraggiosi
 testo di Alba Calicchio
 Illustrazioni di Luigia Cuttinedita da  


C’era una volta, e forse ci sarà ancora, un piccolo bambino, o forse era una bambina, ognuno racconta sempre la storia in modo diverso… comunque questo piccolo bambino da grande voleva fare il cavaliere.
Ma non un cavaliere qualunque, da grande voleva diventare un eroe, uno di quei cavalieri con l’armatura che vanno in giro a salvare fanciulle, vecchine, bambini, uno di quegli eroi che vengono chiamati nel momento del bisogno, ed in particolare da grande lui voleva affrontare un drago.
Aveva sempre sentito parlare dei draghi, animali maestosi, forti, invincibili o quasi. Animali spaventosi che potevano carbonizzarti con un solo soffio di alito.
Animali giganteschi, con ali imponenti, zanne lucide e taglienti ed artigli feroci.
A dire il vero il nostro futuro cavaliere aveva un po’ paura dei draghi, se li sognava la notte che gli facevano “Bù”. Però sentiva anche il bisogno di acquistare coraggio e fiducia in sé stesso, e l’unico modo era pensare di essere in grado di affrontare la sua più grande paura: i draghi.
Il piccolo cavaliere continuò a pensarla così per anni, si allenava con la spada, con l’arco e le frecce, si allenava nel combattimento corpo a corpo. E inoltre studiava, studiava tutto il bestiario medievale per documentarsi su tutti gli animali più feroci ed i loro punti deboli. Poi correva per fortificare il suo corpo, e inoltre sollevava pesi, cercava di scovare vecchine o fanciulle in pericolo da aiutare, e non sempre era un’impresa facile. Comunque così facendo e col passare del tempo il nostro piccolo cavaliere divenne un giovane cavaliere. Un giovane eroe, poco esperto a dire il vero, ma pieno di buone intenzioni.
Si presentava alle fanciulle dichiarando di essere un giovane cavaliere in cerca di gloria, offriva i suoi servigi a destra e a manca, in cerca di imprese gloriose da affrontare, ma poiché di gloria non si campa, per guadagnarsi il pane, usava il suo cavallo come una sorta di tassì, e dava passaggi a pagamento a chiunque lo richiedesse.


Non sempre era soddisfatto di sé stesso, per quanto si desse da fare non riusciva a diventare un vero eroe; nessun menestrello aveva mai cantato le sue gesta, anche perché le sue gesta non erano, a dire il vero, così memorabili. Raccontare del cavaliere che dava passaggi alla gente non sarebbe stato molto avvincente, sigh sigh. E’ dura diventare un eroe di professione: finchè lo fai gratis tanto quanto, ma campare di eroismo è molto molto dura.
Senonchè un giorno il nostro quasi eroe giunse nei pressi di un villaggio lontano lontano lontano e sentì un racconto da un anziano signore, anzi un vecchio vecchio vecchio. Questa storia leggendaria narrava di una grotta custodita da un drago, un posto così difficile da raggiungere che veniva chiamato “La Tomba degli eroi”.
“Ma che tesoro è nascosto in questa grotta?”
Questo nessuno lo sapeva, perché nessuno era mai tornato indietro vivo per raccontarlo, ma si narrava di tesori meravigliosi custoditi dal crudelissimo drago. Chi parlava di monete d’oro, chi parlava di gemme preziose, c’era perfino qualcuno che credeva che il drago custodisse l’elisir di lunga vita.

Il nostro quasi eroe rimase incantato da questo racconto, wow… un drago, un drago vero. Può darsi che la storia fosse vera e che il drago fosse veramente non lontano da quel villaggio. Cavoli! Avere un drago a portata di mano e non andarlo a scovare era proprio da vigliacchi. Se uno vuole fare l’eroe scovare i draghi è il suo mestiere.
Il nostro cavaliere decise di affrontare l’avventura, fece rifornimento di cibo e di armi, e si fece raccontare a grandi linee come si arrivava nella grotta dove morivano gli eroi.
Il cavaliere avanzava quatto quatto in sella al suo ronzino, ad ogni fruscio di foglia si voltava con aria circospetta, e piano piano avanzava nel bosco.
All’inizio era molto agitato, man mano che proseguiva acquistava sicurezza, cacciare i draghi dopotutto era il suo destino.
Ed ecco che finalmente giunse nei pressi di una grotta, che si trovava suppergiù dove gli avevano detto.
La grotta era buia buia, non c’era nessun rumore e non si vedeva a un palmo dal naso.
Deglutì, bevve un poco di acquaforte dalla sua fiaschetta e si fece coraggio: “Dai ce la posso fare”.
Entrò di soppiatto, con passo felpato, con la schiena alla parete, cercando di essere il più prudente possibile. Il buio era terrorizzante, ma il giovane cavaliere non voleva arrendersi, voleva vedere un drago dal vivo, e poi semmai morire con coraggio.
Morire con coraggio… un brivido gli scese lungo la schiena… certo per affrontare il drago doveva essere pronto ad affrontare anche il rischio della morte. Fece un respiro profondo, si asciugò il sudore, e proseguì, in silenzio, per poter percepire il minimo rumore, il minimo alito di vento…
Finchè… FIUUUUUU, ORCHHHH, FIUUUUUU, ORCHHHHH, FIUUUUUU, ORCHHHH.
Altro che minimo alito di vento, questo era il russare di un drago bello grosso, e a giudicare dal calore e dal rumore non doveva nemmeno essere troppo distante.
Il drago non era lontano!!! Finalmente il sogno di una vita si stava avverando!
Emozionato e tremante il cavaliere continuò nella direzione del grosso soffio caldo.
Finché ahimè, non andò a sbattere contro un enorme zampone.
Il drago si svegliò improvvisamente, il cavaliere sentì il suo respiro mutare in fretta e cambiare decisamente ritmo.
- Chi è?, disse il drago. E accese con un soffio veloce un piccolo braciere alle sue spalle.
La caverna si illuminò improvvisamente, e il cavaliere finalmente riuscì a distinguere una enorme figura nera. Piano piano l’immagine divenne più nitida, gli occhi si abituarono alla luce, ed ecco il drago stagliarsi in tutto il suo splendore davanti a lui.

Era grande, enorme, un po’ cicciotto a dire il vero. Con degli enormi, giganteschi occhi neri, profondi come una caverna. Le labbra erano grandi grandi e la bocca se sembrava smisurata chiusa non vogliamo immaginare come poteva apparire spalancata!
Il drago si guardò intorno ed improvvisamente notò questo piccolo ometto ai suoi piedi. Fece un sobbalzo, sembrava proprio che non si aspettasse visite.
- OHIBO’, disse il drago, stupito. “Un cavaliere che è riuscito a giungere vivo fino a qui. Questa proprio non me la aspettavo!”
Il drago sembrava quasi incuriosito… piacevolmente sorpreso, come se dopo tanto tempo da solo si fosse un po’ scocciato e volesse compagnia.
- Dunque cavaliere, eccomi qui, sei davanti al grande drago della Tomba degli Eroi, sai che sei giunto alla fine del tuo viaggio ed anche a quella dei tuoi giorni?
- Ma… ma… questo signor drago lei non lo può sapere con certezza finchè non ci battiamo… io sono un rinomato cavaliere impavido ed eroico, e qualche volta i draghi vincono, ma qualche volta i draghi perdono…
-OHIBO’ sto cavaliere ha anche la lingua lunga… - pensò il drago- Orsù dunque cavaliere osi sfidarmi? E con quali armi di grazia credi di potermi sconfiggere?
-Con indomito coraggio, fiducia in me stesso, e la volontà di non essere sconfitto, inoltre ho la mia possente spada che è rimasta a tutt’oggi invitta. (Certo perché non ho mai combattuto un vero duello – pensò il cavaliere, ma voleva cercare di vendersi bene).
-Quindi in realtà non hai mai combattuto!
-Cosa??????? Io questo non l’ho detto.
-Ma come cavaliere, non ti hanno insegnato niente? Non lo sai che i draghi possono leggere nelle menti umane?
-Accidenti, ora il drago non lo avrebbe più preso sul serio… che razza di cavaliere era uno che non aveva mai combattuto un duello?
Hi Hi Hi ridacchiò il drago sentendo i pensieri del cavaliere.
-Ma io non posso mollare, non devo mollare, tutta la vita ho aspettato di potermi confrontare con un drago e non cederò proprio adesso, non cederò, non mi arrenderò mai. Questo drago per quanto è spaventoso dovrà faticarsela la mia morte, io non mi arrendo… io non mi arrendo. (Pensò il cavaliere in preda all’ansia e alla paura).
- Mhhh abbiamo un vero coraggioso qui. Non credo mi sia mai capitato un cavaliere veramente coraggioso… E’ decisamente una novità. Vediamo quanto durerà questo tuo coraggio…
Improvvisamente il drago sparì davanti agli occhi del cavaliere, puff, un attimo prima davanti ai suoi occhi c’era un enorme drago nero, un attimo dopo non c’era niente, il drago era letteralmente sparito.
Il cavaliere iniziò a guardarsi attorno con ansia, non riusciva a vedere più il drago ma sentiva in qualche modo che il drago era ancora là, iniziò a girarsi su sé stesso, in cerca di qualche anfratto, qualche possibile nascondiglio in cui il drago poteva forse essersi rifugiato, ma le pareti erano del tutto lisce, non riusciva davvero a immaginare dove il drago poteva essere finito… Quando improvvisamente, dall’alto un qualcosa lo colpì sulla testa, come una forte bastonata sulla fronte, un dolore acuto al cranio, agli occhi, un dolore che fa lacrimare e senza che te ne accorgi vedi tutto annebbiato. Un dolore misto a paura, la paura di non sapere che succede, la paura di non aver riconosciuto il pericolo, e di non aver ancora capito che cavolo è successo.
Il cavaliere si sedette a terra, anzi si ritrovò a terra perché le gambe si erano come piegate, e seduto per terra, con la testa dolorante, sentì una voce:
-Allora cavaliere ti senti ancora così impavido?
Il cavaliere si guardò attorno spaventato, non capiva da dove provenisse la voce del drago.
Poi dal nulla comparve proprio davanti al suo naso la testa del drago, solo la testa, come se levitasse nel vuoto, staccata da qualsiasi corpo, c’era una testa che gli parlava:
-Non mi dire cavaliere, ma non sai proprio nulla, non sai nemmeno che i draghi possono diventare invisibili a loro piacimento? Sarai un cavaliere coraggioso, ma a quanto pare il tuo coraggio è dettato dall’incoscienza, dall’ignoranza crassa di cosa sia veramente un drago!
Il cavaliere non si era mai sentito così impotente in tutta la sua vita, così inadeguato, si rese conto che tutto l’allenamento che aveva fatto non lo aveva preparato minimamente ad affrontare un drago, e che lui non aveva nemmeno la più pallida idea di quale realmente fosse la potenza di un drago. Si sentì come un’insignificante formichina che il drago poteva schiacciare in qualsiasi momento a suo piacimento. Le lacrime continuarono a scendere sul suo giovane viso, e questa volta non per il dolore della botta in testa, ma per il dolore di essere fragile, di essersi reso improvvisamente conto di tutta la sua fragilità in un solo attimo, come se per tutta la vita avesse cercato di convincersi di essere un leone ed essersi reso conto all’improvviso di essere solo un minuscolo topolino bianco.
Il cavaliere tremò, e pianse le lacrime più amare di tutta la sua vita, il sale delle lacrime gli scendeva in gola ma lui non ne sentiva più il sapore, l’unica cosa che riusciva a pensare era: “lui mi ucciderà”.
Il drago diventato di nuovo invisibile iniziò a sghignazzare: -Lo vedi che alla fine tutti quanti hanno paura, e che tu non sei poi tanto speciale?
E giù un'altra botta al cavaliere, questa volta sulla schiena, poi sulla pancia.
Il colpi cadevano dall’alto senza nessun preavviso, e il cavaliere non aveva nemmeno il tempo di accorgersi di essere colpito, tutto il suo corpo era dolorante, la paura lo paralizzava, e lui rimaneva là immobile, spaventato e impotente sotto una pioggia di zampate di drago. Credette di morire, o forse desiderò di morire, perché sentiva di non avere più la forza per reagire, sentiva che il drago aveva ragione e di essere solo un cavaliere fifone.
Il drago dal canto suo, rideva a crepapelle, sghignazzava come un bambino, sembrava non essersi mai divertito tanto. I suoi rantoli gioiosi, dovevano essere ciò che si chiama una risata di drago, rideva così tanto da avere l’affanno.
Il cavaliere riusciva chiaramente a sentire il suo respiro pesante, divertito ed affannato.
Certo!!! Pensò il cavaliere, io non lo posso vedere ma lo posso sentire!!!
Ma ecco che il drago si zittì immediatamente.
Cavolo, mi ha sentito, pensò il cavaliere, ho pensato troppo ad alta voce!
E giù un altro colpo sulla testa del cavaliere, che ormai aveva la fronte così piena di bernoccoli da sembrare una cesta di arance.
Il cavaliere stava soccombendo sotto i colpi, ma ad un tratto l’istinto, senza nemmeno pensare a quello che stava facendo lo fece strisciare lateralmente, schivò il colpo del drago. Un po’ rintronato e barcollante il cavaliere iniziò a scappare con tutto il fiato che aveva in corpo, correva verso l’uscita senza guardarsi attorno, e tutto quello che riusciva a pensare era: Voglio vivere, voglio vivere, ho paura.
Il drago ritornò visibile, stupito dello scatto felino del cavaliere, lo guardava a bocca aperta correre via, si fermò deglutì e scoppiò a ridere in una risata crassa, rideva, rideva, rideva di gusto mantenendosi la pancia con le zampe per il troppo ridere: “Alla faccia del cavaliere coraggioso!!! E’ uno dei tanti, è come tutti gli altri”. E rideva, rideva, rideva.
Le risate erano così forti che il cavaliere le sentiva anche se stava correndo, il cavaliere le sentiva e stranamente quelle risate gli facevano molto più male delle botte che aveva preso, i lividi, i bernoccoli, la testa come un cesto d’arance, non facevano male come il suono di quella risata fragorosa. Quella risata era come una fitta al cuore, lo stomaco gli si contrasse in un crampo doloroso e improvvisamente le gambe si fecero pesanti, il cavaliere faceva sempre più fatica a correre, ogni passo sembrava sempre più lento, più arduo, aveva come la sensazione di muoversi al rallentatore (ma chissà se un cavaliere medievale ha poi idea di cosa sia il rallentatore!), comunque tutto diventava lentissimo, così lento da sembrare quasi fermo. Cavolo era fermo!!!! Perché si era fermato??? Perché mai si era fermato????? Scappa! Scappa!- Gli gridava il cervello.- Scappa finchè sei in tempo, salvati ora, è l’unica occasione che hai, non ce ne sarà un'altra! SCAAAAAPPPPAAAAAAAAA STUPIDO IDIOTA!
Ma il cavaliere, inaspettatamente, senza sapere nemmeno lui il perché, decise di non scappare. Sapeva che si sarebbe fatto ancora più male, sapeva che la battaglia sarebbe stata furiosa, sapeva che sarebbe potuto morire e che forse era già praticamente morto o che comunque stava firmando la sua condanna… ma meglio morire che provare quel doloroso, devastante, umiliante, frustrante, annichilente crampo allo stomaco, non voleva mai più sentire il crampo del vigliacco. Meglio morire con coraggio che vivere con la consapevolezza di essere un cavaliere pavido, con l’onta di essere scappato dopo aver cercato un drago per tutta la vita!!!
Decise di non pensare più a nulla, non pensare ai rischi, alle conseguenze, non pensare a cosa fare, né a come farlo, non pensare più, essere puro istinto, e con tutta la forza che aveva si lanciò in una corsa matta e disperatissima in direzione del drago, afferrò dal muro una vecchia torcia spenta da brandire come arma e iniziò a colpire alla cieca, in tutte le direzioni, come fosse matto.
Il drago era rimasto visibile a sghignazzare, con la pancia in mano, e quando si vide arrivare questa piccolo omino furioso, che si lanciava verso di lui senza nemmeno guardare avanti e senza pensare… rimase senza parole.
-Ohibo’ ma che vuole fare questo adesso?
Per la prima volta il drago si sentì strano, per la prima volta non sapeva cosa stava pensando il suo avversario, perché per la prima volta il suo avversario non pensava!
Per la prima volta in vita sua il drago non sapeva cosa fare, non capiva in che situazione si trovava, come essere sicuro di dove l’avrebbe colpito il cavaliere? Come essere sicuro di cosa avrebbe fatto il cavaliere? Come essere matematicamente certo di schivare i colpi, se neanche il cavaliere stesso sapeva dove stava colpendo?
Questa incertezza, questa componente di rischio, era qualcosa che il drago non aveva mai provato, non aveva mai provato da centinaia di anni, da quando era solo un draghetto appena uscito dal guscio! Da quando era un moccioso drago insicuro che non sapeva leggere nel pensiero né diventare invisibile!!
E così, dopo centinaia di anni di sicurezza, il drago si sentì di nuovo piccolo, fragile e insicuro, perché per la prima volta non era sicuro di cosa avrebbe dovuto fare, per la prima volta dopo tanti secoli si ritrovò davanti al rischio e all’incertezza. E così il drago si rese conto che non era disposto a rischiare, non era disposto a rischiare nemmeno uno stupido graffio, non era disposto ad affrontare l’incertezza, non era disposto ad affrontare un duello che non sapeva già come sarebbe finito!
E così senza capire come, il drago si ritrovò a fare un lento, pesante passo indietro. Il cavaliere correva verso di lui con la furia cieca della disperazione, e il drago non voleva, non voleva che quel cavaliere tutto matto gli venisse addosso, fece un altro passo indietro, questa volta un po’ più veloce.
Il cavaliere agitava il bastone con tutta la sua forza, aveva gli occhi solcati dalle lacrime e non vedeva più niente. Andava avanti, correva, inciampava, si rialzava e continuava a correre senza fermarsi un attimo, continuava a correre nella direzione del drago, e urlava con tutta la sua forza.
Correva, correva, ma stranamente il tragitto sembrava non finire mai, sembrava un tempo interminabile, la grotta, la corsa sembravano non avere mai fine.
Il cavaliere continuava a correre alla cieca, deciso a giocarsi il tutto per tutto, a combattere fino alla fine, quando a un certo punto cercò di asciugarsi gli occhi per capire bene dove si trovava, come mai non aveva ancora raggiunto il drago????
Si era appena asciugato le lacrime quando vide ciò che nessun cavaliere aveva visto mai:
il drago, si era alzato in piedi, e gli dava le spalle, saltellando lentamente e con potenza verso il fondo della grotta (se mai quella grotta infinita aveva un fondo!).
Il cavaliere non capiva, il drago si muoveva in maniera sconclusionata, dimenando le sue ali atrofizzate, saltellava agitando il suo enorme sederone nero e molliccio, facendo un rumore simile a BOING, BOING, BOING.
Saltellava????????????
All’improvviso un’idea gli balenò nel cervello: Il drago stava scappando!!!
Era assurdo ma il drago stava scappando, aveva lasciato incustodito il suo tesoro e stava scappando!!! Stava SCA-PPA-NDO!
Il cavaliere si guardò attorno senza fiato, senza ancora aver capito cosa era successo, e scoprì che davanti a lui c’era una montagna di monete doro, che di solito il drago usava come giaciglio. Il drago era scappato lasciando il tesoro di monete d’oro, e lui era lì, ancora vivo, con la testa ancora piena di bernoccoli come se fosse un cesto d’arance… ma in fin dei conti aveva vinto!!! Aveva messo in fuga il drago e guadagnato un tesoro!
Il cavaliere si accasciò sulla pila di monete, era esausto e stranito, chiuse gli occhi, e sentì delle calde lacrime che gli rigavano il viso. Ed ecco che una strana sensazione gli dette un fremito lungo tutto il corpo… Stava ridendo, ora finalmente era lui che rideva!!
E fu così che da allora in poi il cavaliere impavido fu cantato da tutti i menestrelli, e la sua storia rimase nota nei secoli come quella del “cavaliero che mise in fuga il fifone drago nero!”
FINE


May 31, 2012

UN PROFUMO PUZZOSO


(scritta da Alba Maria Calicchio Illustrazione di Nicoletta Azzolini)




L’odore dolce e morbido delle brioche calde svegliò Giulio immediatamente.
-Mhh che fame!
A colazione lo aspettava la brioche scaldata al microonde e la marmellata di fichi. Giulio aprì il barattolo ed annusò con attenzione, non si ricordava se la marmellata di fichi gli piaceva.
L’odore era dolciastro.
Boh, chiuse gli occhi ed annusò ancora una volta, quell’odore gli scese giù fino alla bocca, cercò di capirne il sapore…
Infatti Giulio aveva notato che spesso l’odore del cibo era molto simile al sapore.
Si fece coraggio e con la punta del cucchiaino assaggiò la marmellata di fichi. In effetti il sapore era molto simile all’odore, ma era più cremosa e morbida sulla lingua di quanto avesse immaginato. Era buona!!
Ne spalmò un pochino sulla brioche e concluse felicemente la sua colazione.
Più tardi Giulio era proprio di buon umore, papà lo accompagnava a scuola, ed era una bella giornata. Ormai faceva caldo, mamma gli aveva detto che poteva anche non mettersi il giacchetto. C’era un buon profumo nell’aria… chissà da dove veniva… ah, era l’albero di pesche dei giardinetti, che era improvvisamente pieno di fiori. Che bello!
Papà stava correndo un po’ troppo e Giulio faceva fatica a stare dietro al suo passo, improvvisamente Papà si fermò: “Giulio attento alla c….”
CIAFF! Giulio sentì del viscido sotto la scarpa.
-“Ehm attento alla cacca, volevo dire”.
Giulio guardò in basso e si accorse di aver pestato un enorme cacca di cane. Anzi improvvisamente ne sentì anche l’odore: che schifo!
Giulio stava per piangere, aveva sporcato le sue scarpine nuove, sentiva una puzza schifosa e aveva rovinato la sua mattinata.
Papà lo aiutò a pulirsi la scarpa su un po’ di terra, e lo convinse a non piangere.
-“Papino, ma senti che odore schifoso, mi rimarrà addosso tutto il giorno!”
-“Giulio ho trovato la soluzione, ora mi prendo il tuo naso così non sentirai più niente.”
Ed ecco che Papà, con un gesto veloce, prese tra due dita il naso di Giulio, lo tirò leggermente e poi si infilò la mano in tasca.
-“Ecco adesso il tuo naso non c’è più, me lo porto a lavoro con me, e tu ora non sentirai più la puzza.”
Giulio sorrise, per fortuna Papà aveva risolto il problema della puzza! Adesso lui non la sentiva più!!
A scuola andò tutto bene, i compagni non sembravano accorgersi che Giulio quel giorno non aveva il naso, che fortuna!
Però ad ora di pranzo, a mensa, Giulio si accorse che c’era qualcosa di diverso. Entrò nella mensa e non sentì niente, di solito l’odore della mensa era inconfondibile… ma in fondo era meglio così.
Da mangiare c’era pasta e zucca. Il colore era bello, di un arancione vivace, ma Giulio non si ricordava il sapore della zucca, non si ricordava se gli piaceva. Automaticamente si mise ad annusare per capire il sapore, ma cavoli! non poteva perché non aveva più il naso!!! Allora coraggiosamente decise di assaggiare e… bleah, si accorse che a lui la zucca non piaceva affatto, che schifo!
E così Giulio capì che senza il naso avrebbe dovuto assaggiare tutto a suo rischio e pericolo, perché non aveva più nessun indizio sul sapore delle cose!
E per la prima volta in vita sua gli mancò il naso. Alla fine quel naso sentiva le puzze, ma sentiva anche i profumi, ed era un alleato insostituibile per capire se una cosa gli piaceva oppure no.
Giulio rimase tutto il giorno preoccupato e non vedeva l’ora di vedere il Papà. E se Papà, che è sempre distratto, si fosse dimenticato il suo naso in ufficio? E se lo avesse perso? Come avrebbe fatto Giulio a vivere per sempre senza naso?
Quando Papà alla sera tornò a casa, Giulio gli corse tra le braccia: “Papi, Papà il mio naso, ce l’hai ancora tu vero? Non te lo sei dimenticato? Ti prego ti prego ridammelo subito.”
Papà allora mise la mano in tasca e con un gesto veloce delle dita gli riattaccò il naso alla faccia.
Ahhh che bello, riavere il proprio naso! Giulio si sentì felice e sollevato. Corse in cucina dalla mamma che stava cucinando e iniziò ad odorare tutto quello che trovava! Quanti profumi: il pomodoro, il formaggio, il cioccolato, il profumo della mamma, l’odore delle sedie nuove, e quello dei fiori sul tavolo. Tutto il mondo improvvisamente era interessante da annusare, Giulio poteva chiudere gli occhi e indovinare le cose dall’odore. Giulio ebbe tanto da fare, da scoprire, da indovinare! Che bello avere un naso!!!
FINE

May 30, 2012

ESSERE DRAGO

UN RACCONTO DI FORMAZIONE
di Alba Maria Calicchio



In un piccolo e caratteristico paesino del Nord Europa non lontano dalla grande Foresta, vive ADELK, 14 anni, lentigginoso e coi capelli rossi.
Un ragazzino che non è propriamente il più popolare della scuola… infatti spesso lo troviamo malmenato dai compagni e, addirittura, con la testa nel gabinetto mentre qualche prepotente lo tiene su per i piedi.
E’ dura essere un adolescente ed è ancora più dura essere il bersaglio dei bulletti della scuola, quelli che escono con le più carine della classe, che sono bravi negli sport, che vestono alla moda, quelli fighi insomma, o, come si usa dire in questa scuola, quelli “draghi”.

In una scuola dove le ragazze più carine hanno già il seno rifatto, i maschietti fanno palestra per indossare le magliette attillate e gli insegnanti si fanno il lifting per non invecchiare… Adelk con i suoi baffetti da pulcino, le lentiggini, le spallucce decisamente non palestrate e il suo essere appassionato di scienze naturali… è a dir poco un outsider ma, per fortuna, ha un mondo tutto suo dove nessuno gli può rompere le scatole. Nella sua stanza una marea di posters sulle costellazioni e le super-novae ci dicono che, di solito, Adelk ha letteralmente la testa tra le nuvole.

L’unico essere umano che ha il diritto di introdursi nella sua cameretta è sua MADRE. Purtroppo Adelk ha provato a impedirle l’accesso ma è tutto inutile, dopotutto la mamma è sempre la mamma! E poi da quando il papà è morto e loro sono rimasti soli, sono anche più uniti.

La mamma di Adelk è un po’ diversa dalle altre mamme. Lei è una che boicotta le cose di marca “perché solo così il mondo diventerà un posto più democratico”, e “purtroppo” adora regalare al figlio dei buffi pullover fatti con le sue manine. Lei, che non è proprio un peso piuma, dice che per essere felici non bisogna certo assomigliare a una modella: è una mamma un po’ “new age”. Crede di essere “la venerabile madre del ragazzo più bello del pianeta” e non potrebbe nemmeno immaginare che il suo pargolo non è poi così apprezzato dal resto dell’umanità. Le scarpe all’ultima moda, il telefonino, gli occhiali da sole… lei dice che queste cose non hanno importanza. Sarà! ma quelli che a scuola cantano la filastrocca “sfiga-sfigato” sembrano pensarla in un altro modo!

Ma ecco che la televisione ricorda una notizia che cancella qualsiasi pensiero sull’essere sfigati o meno: “Stanotte alle 23:49 sarà visibile un’eclisse di luna totale”. La prima della giovane vita del nostro protagonista.

Adelk, che è un provetto astrofilo, è da giorni che organizza tutto l’occorrente per andare a osservare il fenomeno. Telescopio, zainetto e panini, si appresta a stare fuori quasi tutta la notte. Infatti non lontanissimo dalla sua abitazione inizia la Foresta Intricata, un posto perfetto per stare tranquilli, lì c’è una piccola radura che ha eletto suo osservatorio personale, perché ben lontana dalle luci del paese.

Nella Foresta, seduto sul solito tronco d’albero, Adelk inizia a sistemarsi per osservare l’eclissi. Ha deciso anche di fare una videoregistrazione del fenomeno e così eccolo che sistema la telecamerina ed inizia a commentare con un linguaggio serio serio tutto quello che vede.

Lo spettacolo è magico, la luna scompare lentamente e proprio nel momento in cui diventa tutta rossa per la rifrazione del sole… uno sciame di stelle cadenti illuminano ulteriormente il cielo. Adelk ne vede due insieme, e automaticamente chiude gli occhi e senza pensarci esprime un desiderio: “mi piacerebbe essere il più drago di tutti!”
Poi sprofonda di nuovo nelle sue osservazioni al telescopio, e quasi non si accorge della strana luce che avvolge tutta la foresta, finché un raggio luminoso particolarmente forte colpisce proprio il telescopio, rendendo Adelk per qualche attimo quasi cieco.

Che strano fenomeno di rifrazione! Adelk è un po’ stordito, gli occhi vedono delle strane ombre e la testa gli gira un pochino. Decide di tornare a casa, si sente un po’ confuso.

A scuola il giorno dopo è un vero incubo: la sua voce ha degli imbarazzanti sbalzi di tono inoltre la solita ridicola peluria che ha sul mento è particolarmente fastidiosa. Un suo compagno di scuola lo deride: forse è arrivato il momento di radersi. Toccato sul vivo, Adelk dopo scuola va a comprare il suo primo kit da barba.

Alla sera, a casa, timidamente prova davanti allo specchio la delicata operazione di radersi per la prima volta. Ha appena finito di sbarbarsi, quando nuovi peli gli spuntano sul mento. Le mani, le unghie, i peli, i capelli, tutto inizia a crescere in maniera smisurata, e dai pantaloni comincia a spuntargli un’enorme coda. “Che cavolo sta succedendo?” Adelk è allibito e senza capire come, si ritrova trasformato in uno strano rettile... Coda, ali, baffi, zanne, artigli: è un enorme drago verde!

Tutti i vestiti si sono strappati nella trasformazione, Adelk, in imbarazzo, prova a coprirsi con un lenzuolo del suo letto, se lo lega alla vita come fosse un gonnellino. Ma nell’operazione, muovendosi in camera con quel corpo troppo ingombrante, finisce per mandare tutto per l’aria. Non è abituato ad avere una coda così lunga! Sua madre intanto, attirata dagli strani rumori, chiede dal corridoio cosa stia succedendo. Adelk prova a bloccare la porta e dire che va tutto bene… Ma la mamma insiste.

Adelk ha paura, potrebbe spaventarla, traumatizzarla e chissà cos’altro… Che fare? Che fare? Che fare? Lascia un messaggio per la mamma dicendo che va a fare un'altra osservazione astronomica e se ne scappa dalla finestra. Ma naturalmente atterra rovinosamente al suolo provocando un sacco di rumore. Tanto che i cani dei vicini iniziano ad abbaiare in coro, qualcuno vedendo uno strano ed enorme animale nelle vicinanze della propria casa afferra perfino il fucile. Adelk totalmente in panico scappa nella foresta mentre i cani ancora lo inseguono.

Terrorizzato Adelk si rifugia nella sua radura, prova ad appoggiarsi dove si siede di solito, ma il tronco si sgretola sotto il suo peso. Allora si accovaccia dietro un cespuglio cingendosi le ginocchia e singhiozzando mestamente tutta la sua paura.
Da un albero una voce femminile lo prende in giro: “Possibile mai vedere un drago che piagnucola come fosse una fatina?” Una strana ragazza dai capelli verdi lo osserva, seduta sul ramo alto di una quercia.
Adelk risponde malamente che il problema è proprio che lui non è un drago! E racconta la sua strana trasformazione. La ragazza sembra molto incuriosita, quel drago è quindi un sightless? Adelk non comprende le parole della ragazza, la quale, per nulla spaventata, inizia ad osservarlo come fosse uno strano animale da laboratorio.

La ragazza afferma che sicuramente c’è qualcosa di magico in tutto questo, qualche incantesimo potente. Adelk ricorda di avere espresso un desiderio durante l’eclissi… La ragazza ha capito tutto: si sa, un desiderio pronunciato durante la luna rossa viene esaudito, è così dall’alba dei tempi. I desideri sono una magia potente, e bisogna stare molto attenti a ciò che si desidera! Adelk non capisce, questa ragazza parla in modo strano di cose che lui a stento comprende. Quando poi lei si scosta i capelli, si notano delle piccole orecchie a punta, che hanno ben poco di umano. La ragazza è un elfo e il suo nome è EVLYN.

Adelk nota che tutta la foresta sembra diversa, i colori, gli animali, gli alberi tutto ha un aspetto poco familiare, eppure lui il posto lo frequenta da anni. Evlyn spiega che gli umani, i Sightless, vengono appunto definiti “coloro che non vedono” perché della foresta e del mondo vedono solo una piccola parte, e tutte le creature magiche pure interagendo nello stesso luogo non vengono mai viste dagli umani. Adesso che è un drago a lui è dato vedere il mondo che gli umani usualmente non vedono.

La ragazza lo tratta un po’ dall’alto in basso, come se essere un sightless non fosse decisamente una bella cosa. Adelk si sente offeso, ma non per molto visto che l’elfa dopo aver esaurito la sua curiosità se ne va per la sua strada.
Adelk ritorna a sentirsi sperso. Va anche lui nella direzione in cui è sparita Evlyn, ma fa solo pochi passi che si ritrova impantanato in delle strane sabbie mobili. Mentre sprofonda inesorabilmente, dall’alto degli enormi e grossi ragni rossi iniziano a calarsi su di lui. I ragni esultano felici di aver catturato una enorme preda per la cena. Adelk è immobilizzato all’esterno dalle sabbie mobili e all’interno dalla paura... Ma da un albero cala una figura leggera e veloce, è Evlyn che con uno strano gesto magico trasforma le sabbie mobili in foglie secche, permettendo al drago di essere di nuovo libero.

Evlyn lo prende in giro: un sightless così imbranato non può avere vita facile nella foresta. Se Adelk vuole, può seguirla alla fonte dell’Howur. Lì forse potrà ritrovare la sua forma umana. Evlyn si sta recando alla fonte per compiere il rito della “Prima Fase”, l’immersione nelle acqua magiche viene compiuta da ogni elfo alla soglia della maggiore età. Dopo il rito sarà concesso all’elfo di passare a un livello superiore nelle arti magiche.
L’acqua dell’Howur ha il potere di riportare ogni creatura al suo stato naturale e di sciogliere qualsiasi incantesimo. Bagnandosi nella fonte, il drago potrebbe forse ritornare umano. Però il viaggio verso l’Howur è lungo e pericoloso, bisognerà attraversare almeno metà della foresta.

Adelk scopre presto che la foresta è proprio un altro mondo: ci sono gnomi, troll, fate, goblin ed alberi e animali parlanti. Purtroppo scopre di essere sfigato anche come drago, infatti non sa né volare, né sputare fuoco e quando incontra un orso, il primo istinto è sempre quello di scappare! Con Evlyn iniziano una vita di accampamenti notturni, di raccolta di castagne e bacche e di scambio di cibo con gli gnomi. Evlyn gradualmente gli spiega alcune regole di questo mondo magico, di chi fidarsi e di chi no.

E quando ingenuamente Adelk scambierà le sue castagne con della frutta offertagli da un piccolo Troll… scoprirà invece di avere ricevuto solo dei sassolini. Gli occhi dei sightless sono facili da ingannare con la magia, per vivere nella foresta bisogna guardare oltre l’apparenza delle cose, Evlyn gli mostra come sia facile cambiare l’aspetto di un oggetto con un semplice incantesimo. Per sopravvivere nella foresta Adelk dovrà imparare a guardare con gli occhi di un drago.

Se non fosse per Evlyn e la sua magia, sarebbe difficile anche accendere un fuoco per gli accampamenti notturni. Adelk ci prova, vorrebbe imparare a sputare fuoco visto che ora è un drago ma, imbranato com’è, il fuoco invece che dalla bocca gli esce da tutt’altra parte! Divertita Evlyn gli racconta le leggende che conosce sui draghi, del loro potere immenso: si narra che potessero anche compiere delle magie. In teoria, se Adelk fosse un vero drago, potrebbe esprimere il desiderio di tornare umano e probabilmente si avvererebbe. Adelk non ci crede, e poi tanto lui non è un vero drago, non sa fare nulla di “draghesco”, anche se Evlyn insiste che è solo una questione di consapevolezza.

Adelk, appartatosi tra gli alberi, prova a desiderare intensamente di non essere più un drago… uno strano luccichio gli fa credere che qualcosa stia avvenendo, ma in realtà sono solo delle piccole lucciole… No, evidentemente non tutti i draghi hanno poteri magici, o almeno non lui.

Evlyn stanca del viaggio si lamenta che Adelk non sappia volare, a volo di drago sarebbero arrivati alla fonte già da tempo. Dopo aver osservato per un po’ il volo di un pipistrello, Adelk decide di provare a volare. Si arrampica con difficoltà su un alto albero e poi si lancia nel vuoto, riesce a planare per qualche metro ma poi precipita rovinosamente, finendo quasi addosso ad una bizzarra carrozza.

Dalla carrozza esce una donna su dei tacchi altissimi, bella ma di età indefinita. E’ furiosa: “Come osi tu attaccare la Maga Rastaben? Dimmi chi ti manda o ti trasformerò in un rospo!” Adelk tenta di placare la sua ira spiegandole che è stato un incidente. Capito l’equivoco la donna cambia bruscamente espressione, il volto minaccioso diventa cordiale.

La maga osserva Adelk con attenzione, colore smeraldo, scaglie iridescenti, è un bellissimo esemplare di Dragone Lunga-coda. “Ormai anche in una foresta magica è molto raro incontrarne uno!”. Quando però lo guarda negli occhi la maga si accorge che il drago in realtà è solo un sightless. Adelk spiega di essere in viaggio per la fonte dell’Howur nella speranza di ritornare un essere umano. Rastaben lo ammonisce: andare alla fonte potrebbe essere un viaggio inutile, invece al suo castello, lei ha sicuramente i mezzi per trasformarlo in uomo. Ma Evlyn insiste: Adelk andrà alla fonte. Rastaben sembra contrariata, lascia al Drago un invito per il suo castello e poi riparte con la sua strana carrozza trainata da sei alci albine.

L’elfo e il drago proseguono il viaggio e finalmente giungono all’Howur. La fonte ha un aspetto davvero magico, tutto è circondato da una nebbiolina fine fine e un paio di unicorni azzurri vi si stanno abbeverando. Un cigno si immerge nell’acqua e quando ne esce, ha le sembianze di una splendida donna.

Evlyn si prepara al rito con emozione, per lei questa cerimonia simbolizza il passaggio all’età adulta. L’elfa si avvicina alla fonte, i due unicorni si inchinano davanti a lei, la salutano dicendo che la attendevano dal giorno della sua nascita. Evlyn arriva al bordo, si denuda e si tuffa nell’acqua. Sparisce per qualche minuto e poi riemerge in superficie.

A questo punto Adelk si avvicina anche lui alla fonte. Ma quando lo vedono i due unicorni non si scostano e non lo lasciano passare: “Perché sei qui o sightless?” Il ragazzo è imbarazzato: “Per ritornare quello che ero”. Gli unicorni non si scansano, Adelk insiste. Gli unicorni si innervosiscono, questa volta gli si rivolgono con una voce cavernosa e un aspetto tutt’altro che rassicurante, sembrano dei demoni, la criniera e gli occhi infuocati, i denti aguzzi: “Non mentire sightless, solo chi è realmente sincero può accedere al sacro Howur”. Adelk è intimorito, cerca dentro di sé una risposta sincera, riflette sulla vera ragione che lo ha portato lì: “Sono qui per capire che cosa devo fare e perché sono quello che sono”. Solo ora gli unicorni si placano e lo lasciano passare.

Il drago avanza lentamente ma proprio mentre sta per toccare l’acqua, Evlyn lo ferma. Evlyn esce dalla fonte, si copre velocemente con un panno e intima ad Adelk di aspettare che le acque si calmino, le è sembrato infatti di vedere uno strano riflesso. Adelk aspetta di potersi specchiare nelle limpide acque della fonte… ed ecco che gli appare la sua immagine, il suo volto umano lentigginoso e coi capelli rossi… ma il riflesso ha qualcosa che non va: dalla vita in giù infatti ha l’aspetto di un drago. Evlyn fa notare che se l’acqua magica dell’Howur lo vede come una creatura mezzo uomo e mezzo drago… probabilmente è così che diventerà se si immergerà nella fonte.

Ma diventare una creatura mezzo uomo e mezzo drago è forse ancora peggio che essere un drago per intero! Così non migliorerebbe di certo la sua situazione. Anche Evlyn gli consiglia a questo punto di non bagnarsi. Il ragazzo è esasperato, cosa farà adesso? Perché nemmeno la fonte lo può aiutare? Evlyn prova ad improvvisare una spiegazione, probabilmente la natura di drago è connaturata in lui e non è qualcosa di imposto magicamente dall’esterno. Essere drago fa parte della sua vera natura… Adelk dovrà imparare a convivere con questa parte di sé, lui è drago almeno quanto è umano.

Adelk non capisce come potrà mai tornare a casa da sua madre e come potrà mai riprendere una vita umana se essere drago è parte di lui. Evlyn lo invita a non scoraggiarsi, c’è sicuramente una soluzione e lei lo aiuterà a trovarla. Adelk è commosso, l’elfa aveva detto che dopo l’Howur ognuno sarebbe andato per la sua strada…
Ma le cose sono cambiate, Adelk non ha risolto il suo problema ed Evlyn si sente in parte responsabile, forse avrebbe dovuto lasciarlo andare con Rastaben. Evlyn si impegna ad accompagnare il drago dalla maga, solo dopo la sua trasformazione tornerà al villaggio elfico per festeggiare il rito della “prima fase”.

Il ragazzo è veramente colpito dalle parole di Evlyn, sente per la prima volta di avere un’amica su cui può contare, gli dispiace solo che per colpa sua Evlyn non può festeggiare subito il suo battesimo dell’Howur. Evlyn è infatti uscita leggermente diversa dalle acque magiche, i suoi capelli sono più ricci e soprattutto tutta la sua figura è più luminosa. L’elfa indossa adesso un abito da cerimonia bianco che la fa apparire ancora più bella. Decidono di festeggiare il rito almeno con un lauto pasto. Evlyn, con i poteri magici rafforzati dall’Howur, crea un accampamento spettacolare. Adelk allora insiste che almeno il fuoco tocchi a lui: si concentra, cerca di sentire il fuoco dentro di sé e finalmente riesce a sputare fiamme come un vero drago!

Dopo aver mangiato e bevuto, i due passano la notte ad osservare le stelle. Adelk racconta le leggende e le storie legate alle più grandi costellazioni e Evlyn a sua volta racconta i nomi elfici degli astri e le leggende elfiche su come si sono formate le costellazioni.
E’ una bellissima serata ed Adelk per la prima volta si sente accettato per quello che è senza dover fingere di essere come tutti gli altri.

Il mattino dopo Adelk decide di fare un altro tentativo di volo. Riprova ad arrampicarsi e questa volta riesce a prendere quota. Dall’alto la foresta appare ancora più immensa, e volare è la sensazione più bella che Adelk abbia mai provato. In aria perde anche il suo ridicolo lenzuolino legato alla vita, ma non fa niente, volare è una sensazione troppo fantastica per interrompersi per uno stupido lenzuolo. Volare è veramente favoloso, anzi no “dragoloso”!

Infine il drago invita Evlyn a salire sulla sua groppa, in volo dovrebbero riuscire ad arrivare al castello di Rastaben in breve tempo. Ma mentre sono in volo una terribile tempesta si scatena improvvisamente: fulmini, saette e pioggia fittissima rendono il viaggio molto pericoloso. Vorrebbero atterrare ma un fulmine li colpisce in aria senza che possano fare niente. Evlyn sviene e perde la presa, in un attimo precipita nel vuoto. Il drago è disperato, si butta in picchiata nel tentativo di prenderla al volo ma non si vede niente. Evlyn è in pericolo di vita e in preda al panico Adelk non può certo aiutarla, cerca quindi di calmarsi, respirare profondamente e “guardare con gli occhi di drago”… Solo dopo essersi concentrato a lungo riesce finalmente a vedere un’ombra attraverso la nebbia ed afferrare Evlyn giusto in tempo, un attimo prima che si schianti al suolo.

Atterrato, Adelk cerca di capire se l’elfa stia bene. Per fortuna, dopo aver temuto il peggio, lei riprende conoscenza. Evlyn capito l’accaduto, non può fare altro che ringraziare il suo amico drago, quando lo aveva salvato dai ragni rossi non credeva che un giorno lui gli avrebbe ricambiato il favore… con un bacio sul muso gli dimostra la sua riconoscenza.

Decidono di proseguire a piedi visto che il tempo non accenna a migliorare, proprio intorno al castello infatti la tempesta sembra ancora più turbolenta, Adelk porta Evlyn sulle spalle poiché lei è ancora un po’ debole. Il cammino è impervio, il castello si staglia su una ripida montagna, ma Adelk cerca di non dare a vedere la stanchezza.

Lo sforzo sembra infine ripagato quando arrivano alla meta: il castello è smisurato, maestoso e pieno di ogni confort. All’interno creature di ogni razza, specie e forma si accalcano a bere e mangiare ciò che viene offerto a tutti gli ospiti della grande e potente maga Rastaben.

Per essere ricevuti dalla maga c’è una lunga fila. Adelk ammette che forse aveva sottovalutato il potere di Rastaben, non credeva infatti di trovare così tanta gente alla sua corte. Servitori di ogni sorta offrono loro cibi, bevande, ed anche un bagno rilassante. Sembra di stare in un hotel a cinque stelle. Adelk sprofonderebbe volentieri in quel piacevole lusso per il resto dei suoi giorni. Ma Evlyn lo riporta all’ordine: bisogna escogitare un modo per farsi ricevere al più presto dalla maga.
Adelk malvolentieri rinuncia alla sauna e ai massaggi e, sollecitato da Evlyn, si ingegna a trovare il modo di far pervenire a Rastaben l’invito che lei gli aveva dato personalmente.

E così i nostri eroi vengono finalmente ammessi nella piccola sala d’attesa del gabinetto privato di Rastaben. C’è un cane a tre teste che ne vuole avere solo due, c’è un centauro che vuole diventare un pony, un vecchio gnomo che vuole sembrare un giovane elfo, c’è un gatto stonato che vuole miagolare con una voce più bella… Tutti sono lì per una ragione, tutti sperano che cambiando qualcosa di sé stessi saranno più felici.

Adelk non nasconde di essere un pochino nervoso. La sua ansia cresce quando gli viene comunicato che solo lui è ammesso alla presenza della maga, Evlyn dovrà attendere fuori.

Adelk saluta Evlyn vistosamente emozionato, la prossima volta che si vedranno lui avrà l’aspetto di un ragazzino coi capelli rossi. Non sarà più nulla di speciale, sarà un semplice sightless. Chissà, forse come sightless non sarà nemmeno più in grado di vederla… il ragazzo sembra non poter nemmeno sopportare l’idea, ma Evlyn lo tranquillizza: Adelk con qualsiasi aspetto sarà sempre una creatura speciale. Ed una volta conosciuto il mondo magico, avendo imparato a guardare al di là dell’apparenza, i suoi occhi non si lasceranno più ingannare, una parte del drago rimarrà per sempre dentro di lui. Andrà tutto bene, tra pochissimo si rivedranno…

Adelk viene infine ricevuto nello studio personale di Rastaben: un’enorme stanza verde scuro con i soffitti alti e al centro una gigantesca scrivania di marmo bianco. Rastaben sta accarezzando un grosso puma nero seduto ai suoi piedi: “Dimmi sightless cosa non ti piace di te stesso?” Adelk è a disagio, non è lì perché non si piace, è lì perché si è trasformato in qualcosa di diverso da quello che era. –“Appunto, ti sei trasformato in qualcosa che non ti piace”. Adelk, spiazzato, racconta del suo desiderio espresso male, di come lui voleva diventare un “drago” come i suoi compagni di scuola e di come invece si sia ritrovato un drago nel senso letterale della parola. Rastaben lo ascolta con attenzione, se il suo desiderio originale era diventare un ragazzo “figo” come gli altri, lei può esaudirlo facilmente. Il prezzo non sarà poi così alto.

Adelk è disorientato, non ha dei soldi con sé. Ma la maga, ridendo, gli fa notare che nella foresta magica i soldi dei sightless non valgono nulla, è un altro prezzo quello che lei richiede: vuole le scaglie e la coda del drago, sono ingredienti preziosissimi per le pozioni e difficili da trovare, e per lei valgono molto. Adelk è un po’ spaventato all’idea di doversi staccare la coda… Rastaben allora gli mostra in uno specchio magico come sarà il suo aspetto dopo l’incantesimo.

Adelk vede un bellissimo ragazzo, alto e muscoloso che a scuola viene ammirato da tutti gli altri studenti. Farebbe qualsiasi cosa pur di diventare quel ragazzo... Decide di accettare lo scambio.

Rastaben sorride soddisfatta e inizia a preparare il necessario per compiere l’incantesimo, disegna un cerchio e una stella sul pavimento, e pone ai bordi del cerchio tre cristalli magici. Improvvisamente la luce nella stanza cambia, alcune candele si spengono e un vento freddo spalanca le finestre.
Intanto Adelk inizia a staccarsi una scaglia… Ahi… E’ doloroso. Sulla pelle resta una piccola cicatrice, stacca la seconda, è sempre peggio… Alla terza Adelk è visibilmente provato. Ma Rastaben è li che incalza, serviranno un bel po’ di scaglie, inutile fare la femminuccia piagnucolosa, “chi bello vuole apparire un poco deve soffrire…”

Adelk si fa coraggio e ben presto sulla scrivania della maga c’è un piccolo mucchio di iridescenti scaglie di drago.
Manca solo l’ultimo passo, Rastaben, impaziente, impugna un coltello e afferra la coda del drago. Adelk chiude gli occhi per non guardare, Rastaben ha un sorriso un po’ sadico, pronuncia delle parole in una lingua sconosciuta e poi con un taglio netto trancia la punta della coda.
Adelk si morde le labbra dal dolore. Tra le mani della maga la coda continua ad agitarsi per qualche istante. Il puma nero si alza da sotto la scrivania ed inizia a guardare la punta della coda come fa un gatto con una lisca di pesce.

Rastaben si guarda le mani, sono sporche di una sostanza viscosa verde… “Sangue di drago, sangue smeraldo!” la maga guarda quel sangue con cupidigia, il suo volto si deforma in una smorfia malefica: “Non mi daresti anche qualche goccia del tuo sangue? Dopotutto me ne basterebbe solo un pochino…”

Adelk è orripilato, la maga gli ricorda l’immagine nello specchio. Adelk sospira rassegnato: “spero solo che alla fine ne valga la pena…” Rastaben con un ghigno lo rassicura: dopo l’incantesimo non ricorderà più nulla di tutto questo, non ricorderà mai di essere stato drago e ancora meno di essersi tagliato la coda…

Adelk si ferma di colpo: “In che senso non ricorderà più nulla?” – E’ parte dell’incantesimo, sarà come se non si fosse mai trasformato in drago, come se non avesse mai vissuto tutto questo, dimenticherà tutta quest’orribile esperienza…! Adelk si ferma ed allontana il coltello di Rastaben… può rinunciare a tutto, staccarsi anche un braccio se necessario, ma mai e poi mai sarà disposto a dimenticare la sua esperienza da drago. “Allora preferisco essere come sono!”

La maga si irrigidisce, il patto va rispettato! “Tu, stupido ragazzino, credi che tutto sia un capriccio, sono anni che attendo di poter avere un drago sotto mano!” Adelk si spaventa, ormai Rastaben sembra tutt’altro che amichevole e quel coltello appare alquanto minaccioso.
Rastaben ritenta con una voce melliflua: “Ricordati di quello che hai visto nello specchio magico! Diventerai bellissimo…”

Adelk vuole interrompere tutto questo, si è sbagliato! Trasformarsi in un altro non è quello che vuole, preferisce restare sé stesso con tutte le sue memorie e le sue esperienze. Rastaben gli afferra il polso con forza: “basta un piccolo taglio, altre gocce di sangue…” Adelk per liberarsi la strattona, perde l’equilibrio e senza volere cade proprio addosso allo specchio magico che si spezza in mille pezzi. Rastaben si dispera, cerca di rimettere insieme i pezzi: tutto il suo potere deriva da quello specchio!

Dai frammenti dello specchio esce un fumo nero che avvolge Rastaben, in un attimo la bellissima e imponente maga si trasforma in una gracile vecchietta truccata in modo decisamente troppo appariscente. E come se Rastaben si restringesse piano piano… e il castello sembra subirne le conseguenze, tutto appare vecchio e malandato e le pareti e il pavimento iniziano a tremare.

I lampadari e le finestre vanno in mille pezzi, dalla porta entra Evlyn preoccupata: sta succedendo qualcosa di strano! Tutto il palazzo sta crollando, Evlyn prende per mano Adelk, che, quasi ipnotizzato, non leva gli occhi dalla vecchia Rastaben. I due insieme corrono nei lunghissimi labirintici corridoi del castello, cercando di non farsi travolgere dalla folla spaventata.
Hanno quasi raggiunto l’uscita quando crolla una trave e gli impedisce di proseguire. Adelk con la sua forza da drago solleva la trave e permette ad Evlyn e a molte altre creature di trovare la salvezza fuori dal castello.
Evlyn vuole aspettarlo ma Adelk insiste, la sua struttura fisica è più forte di qualsiasi altra creatura, ne uscirà tranquillamente ma deve prima aiutare gli altri.

All’esterno delle mura Evlyn osserva il castello crollare su sé stesso, molta gente è riuscita a salvarsi, ma del drago nemmeno l’ombra. Tutti quelli a cui chiede le dicono che il drago è rimasto dentro. Evlyn è veramente spaventata.

Passa troppo tempo, ma alla fine si sente un ruggito provenire da sotto le rovine, la sagoma di un possente drago è finalmente riconoscibile. Evlyn corre verso Adelk e lo abbraccia con le lacrime agli occhi. Un lungo e tenero abbraccio alla fine del quale Adelk, circondato da un alone di luce, riprende prodigiosamente le sue sembianze umane!

Adelk sorpreso chiede se Evlyn ha compiuto qualche magia per trasformarlo, ma Evlyn nega di avere un tale potere. L’elfa gli chiede cosa stava pensando al momento della trasformazione. Adelk, riflettendoci, risponde che ha desiderato di avere un aspetto umano per paura di stringerla troppo e farle del male! Evlyn è sbalordita: “ma non avevi già espresso il desiderio di tornare umano?” Adelk fa mente locale a quando aveva provato a esprimere il desiderio nella foresta: aveva desiderato “di non essere più un drago”.

Evlyn ora si spiega tutto: la magia buona è quella propositiva, non ha senso desiderare di “non essere” qualcosa, solo quando ha desiderato di “essere” di nuovo umano il desiderio si è avverato. Si racconta che i draghi abbiano poteri magici, Adelk ha quindi sempre avuto il potere di ritornare umano, solo che non sapeva usarlo, così come non sapeva volare o accendere il fuoco. Il drago è connaturato alla sua natura, e potrà essere drago o uomo a suo piacimento, deve solo imparare a trasformarsi.

Finalmente Adelk potrà tornare da sua madre ed Evlyn potrà tornare al villaggio degli Elfi per festeggiare la sua “Prima Fase”. Decidono un segnale convenuto per darsi appuntamento nella radura ogni volta che vorranno rivedersi, poi raggiunto il limite della foresta, Evlyn e Adelk alfine si separano.

Adelk è preoccupato che sua madre possa essersi spaventata non vedendolo tornare per tanti giorni, ma scopre ben presto che fuori dalla foresta il tempo è trascorso più lentamente, e che per i sightless in realtà è passato un giorno soltanto.

Felice di essere tornato a casa, Adelk abbraccia la mamma. Quanta nostalgia dei suoi buffi maglioni profumati! La mamma sembra stupita: “tu non eri quello che voleva vestirsi uguale agli altri?” La mamma lo guarda negli occhi e nota qualcosa di diverso… il suo bambino sta diventando grande, ha una luce diversa negli occhi…

A scuola non sembra essere cambiato niente, eppure, quando i compagni lo prendono in giro, Adelk non sembra prendersela più di tanto: dopo aver attraversato la foresta, degli adolescenti dispettosi non fanno poi così paura. Adelk è contento di essere a scuola, di studiare scienze e ride anche alla battute sceme sui suoi capelli rossi. Quando però il solito bulletto lo spintona nei bagni della scuola, Adelk sembra meno accondiscendente di prima. Il bulletto lo prende in giro e lo chiama “sfigato”. Adelk si innervosisce, gli occhi gli diventano tutti rossi, gli esce una voce cavernosa che sembra un ruggito e il fumo dal naso: “l’importante è sentirsi draghi dentro”. Al che quel ragazzino prepotente se la fa letteralmente addosso dalla paura.

Alla sera dopo aver avvisato la mamma che andrà di nuovo nella foresta ad osservare il cielo, Adelk corre nella radura e, riacquistate le sembianze di drago, afferra Evlyn e se la porta via… Questa volta attraverseranno proprio tutta la foresta: “E tieniti forte, si volaaaaaa!”

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